Toscana e Isola del Giglio - Tour di primavera dal 20 al 22 aprile 2018

07 Ott 2018 /

Il bel tempo ha caratterizzato il tour Acistom di primavera, che quest’anno ha toccato alcuni territori dell’antica Tuscia, al confine tra Lazio e Toscana: le temperature quasi estive hanno positivamente influenzato l’esito della gita, cui hanno contribuito anche la buona compagnia e gli ottimi pranzi gustati in hotel e nei vari ristoranti.
Prima tappa, Civita di Bagnoregio, nota come “la città che muore“: da sempre, infatti, quest’area è soggetta a erosioni e frane: il problema era già noto ai tempi degli Etruschi e dei Romani, che cercarono di proteggerla, ma nei secoli successivi il paese fu completamente abbandonato a se stesso. Oggi è composto da una manciata di case ed è quasi completamente disabitato. Nonostante questo, o anzi, forse proprio grazie alla sua posizione suggestiva e alla storia del tragico destino a cui va incontro, Civita ha acquisito un fascino unico. Turisti da tutto il mondo si recano qua, in questo paesino che sembra uscito direttamente da una fiaba o un film fantasy, per immortalare i graziosi edifici medievali curati alla perfezione e il paesaggio quasi surreale che la circonda. Vi si accede solamente da uno stretto ponte di cemento lungo circa 300 metri da percorrere in salita, che collega il promontorio di tufo a cui si aggrappa il paesino al resto del mondo. Una volta percorso il ponte ci si trova di fronte all’entrata del paese, Porta Santa Maria, e sembra di varcare l’ingresso di un posto magico, di un luogo incantato sospeso nel tempo e nello spazio. Le casette medievali sono curate e ben tenute, l’atmosfera è intima, delicata, tutto è a misura d’uomo. Un piccolo borgo, a ben ragione considerato uno dei più belli d’Italia, un luogo affascinante e unico al mondo, che tutto sembra fuorché “in fin di vita”.
Il pomeriggio a Montefiascone ha rinfrancato anche il corpo, oltreché lo spirito: nel paese famoso per la leggenda del famoso vino Est Est Est, non poteva mancare una sosta alla cantina sociale della cittadina, per darci modo di portare a casa un ricordo dei sapori di queste zone.
Secondo giorno dedicato interamente all’Isola del Giglio, perla dell’arcipelago toscano il cui nome, purtroppo, resterà indissolubilmente legato a una delle più grandi tragedie della navigazione moderna, il naufragio della Costa Concordia: ora l’isola è tornata alla vita normale che ha preceduto quel tragico 13 gennaio 2012, arrivando a Giglio Porto si scorgono solo delle chiatte per dei lavori di ristrutturazione delle banchine del porto, non ci sono “relitti ingombranti”, pur partendo da una tragedia immane, i lavori di ripristino sono stati fatti bene: forse è ora di ricordare quest’isola come esempio di rinascita dopo una terribile vicenda.
Al rientro in hotel, ci aspettava una serata danzante con musica dal vivo, molto apprezzata da tutti i partecipanti.
Terzo e ultimo giorno dedicato al “cuore della Toscana”, la Val d’Orcia, in particolare, prima Montalcino, incantevole borgo medievale noto soprattutto per il Brunello, uno dei migliori vini italiani, dove la guida ci ha accompagnato in un breve giro per le vie del centro, dominato in cima dalla fortezza, una possente rocca trecentesca dai cui bastioni si gode un panorama spettacolare. Trasferimento poi a Pienza dove, oltre l’ottima cucina, abbiamo apprezzato l’armonia delle forme dei suoi edifici e delle sue strade. Conosciuta come la città "ideale" del Rinascimento, creazione del grande umanista Enea Silvio Piccolomini, diventato poi Papa Pio II, che volle trasformare il suo umile villaggio natio, Corsignano, in quella che riteneva dovesse essere una città utopica, che avrebbe dovuto incarnare i principi e la filosofia dell'età classica e del grande Rinascimento italiano. L'impressione che si ha, camminando attraverso i vicoli di Pienza, è quella di un insieme armonioso e proporzionato; in qualche modo è come se si stesse ammirando una città rinascimentale ritratta in un bellissimo dipinto.

 

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